Arrigo Procaccia di religione israelita

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Arrigo Procaccia di religione israelita

Gerardo Severino Giovanni Cecini

Recensore : Giuseppe Capasso

Il libro racconta la storia di un uomo ebreo qualunque che è sopravvissuto ai tragici eventi della prima metà del Novecento. Viene così illustrata la vicenda umana di Arrigo Procaccia, figlio di un merciaio ambulante e di una casalinga, entrambi ebrei. Dopo una profusa narrazione delle origini e tradizioni ebraiche della famiglia Procaccia, il racconto entra nel vivo quando Arrigo viene arruolato ancora minorenne nell’esercito italiano negli ultimi mesi della Prima Guerra Mondiale. Ha modo di essere presente alle ultime e violente battaglie del Piave a cui sopravvive fortunosamente, venendo trasferito varie volte nei reparti di prima linea, entrando poi a Trento il giorno della Vittoria,4 novembre 1918.Fino al 1919 rimane in Austria come parte del contingente italiano per consentire l’applicazione delle clausole dell’armistizio, dopodichè viene posto in congedo illimitato e può fare ritorno a Siena. Il ritorno non è dei migliori dal momento che l’Italia dopo la guerra è entrata in grave crisi economica, con tumulti e disordini ogni giorno e per la spinosa questione di Fiume. In un quadro così desolante il giovane pensa all’avvenire e complice anche una passione nata dai racconti avventurosi dell’ex finanziere Lazzaro Procaccia decide di arruolarsi nella Guardia di Finanza con l’assenso del padre. Dopo aver passato la selezione consistente di visita medica e di prova scritto, entra nel corpo e comincia il suo periodo di addestramento trimestrale. Cessata tale fase svolge il suo servizio nei luoghi più disparati, riuscendo ad avere scatti di grado e note di servizio eccellenti e questo periodo felice culmina con il matrimonio con Ada, anch’essa ebrea nata da ebrei e con la nascita dell’unico figlio della coppia, Giorgio. Nel frattempo il fascismo era salito al potere prima con la vittoria alle elezioni del 1924 e poi con il discorso del 3 gennaio 1925, Procaccia rimane comunque un fervente sostenitore dello stato e della patria ma nel corso degli anni ha una conversione antifascista che si confermerà tale nel 1938, l’anno delle leggi razziali. Egli viene così estromesso dall’Arma e comincia una vita all’insegna dell’arrangiarsi pur di mantenere moglie e figlio, e proprio come il padre va di città in città a cercare occasioni di lavoro. Questa vita seppur grama ma dignitosa dura fino all’8 settembre 1943, quando in seguito all’armistizio di Cassibile le armate tedesche entrano in Italia e a Roma viene installato il comando militare germanico. Iniziano così gli arresti e le retate e Arrigo con la famiglia si salvano solo per una telefonata anonima e vengono nascosti fino al 6 giugno 1944 in un appartamento. Purtroppo il giorno della liberazione Ada muore investita da un autocarro e così per qualche tempo entra in depressione ma Arrigo non demorde e dopo qualche tempo chiede di essere reintegrato nella GdF, unico caso di ebreo che viene di nuovo incorporato nei ranghi del corpo fino al 1955, anno in cui accede alla riserva. Muore nel 1958 dopo essere stato operato nel 1956 per un tumore.

Il racconto nasce dall’incredibile lavoro di Severino e Cecini che da anni fanno studi sulle vicende di militari italiani ebrei in seguito alla promulgazioni delle leggi razziali. Interessante la licenza poetica di due autori di scrivere in prima persona cosicchè si ha l’impressione che sia proprio Arrigo Procaccia a far sentire la propria voce attraverso le pagine del libro. Il lavoro di ricostruzione delle vicende storiche e familiari è stato senza dubbio immenso, considerando che stiamo trattando di eventi avvenuti oltre settanta, ottanta anni fa e che tutti i protagonisti, a parte eccezioni ultracentenarie, sono morti e sepolti da tempo e che molta documentazione o è stata persa o distrutta in seguito alle vicende belliche. Hanno aiutato molto nella trasposizione autobiografica anche i ricordi del figlio, Giorgio Procaccia che era bambino al tempo ma che purtroppo visse circostanze poco spiacevoli. In questo modo il racconto autobiografico è diventato molto più leggibile, non essendo soltanto una nuda e cruda esposizioni di nomi, fatti e date, inserendo un pizzico di sentimento.E’ un testo che io consiglierei a chiunque voglia approfondire la questione ebraica e del periodo bellico dell’Italia.